Il nuovo Gender Gap Report dell'Osservatorio JobPricing stima quanto il divario salariale sia legato alle caratteristiche di lavoratori e lavoratrici, scoprendo che non è "spiegabile" con parametri oggettivi e quindi frutto di discriminazione.
Il 2020 del Covid anno dei passi indietro per la parità di genere, specie sul mondo del lavoro, dove sono andate in sofferenza quelle professioni tipicamente ricoperte dalle donne e dove è esploso il carico di lavoro familiare, con le scuole chiuse e i bimbi di cui prendersi cura.
L'Osservatorio JobPricing ha calcolato, nella nuova versione del Gender Gap Report (realizzato con Spring Professional e IDEM/Mind the gap) che nel 2020, su una retribuzione annua lorda a tempo pieno, il divario tra le buste paga delle donne e degli uomini sia arrivato all'11,5% (crescita di 0,4 punti): è come se le lavoratrici italiane avessero iniziato a percepire uno stipendio il 7 febbraio, lavorando regolarmente dal 1° gennaio. Il quadro peggiora ancora al 12,8% se si considera la retribuzione globale annua, comprensiva quindi delle parti variabili: il peggioramento in questo caso è di 2,4 punti sull'anno precedente.
Ma quanta parte, di questa differenza tra i salari, è in qualche modo 'giustificata' dalle diverse caratteristiche di lavoratrici e lavoratori? Molto poco, nulla anzi. L'Osservatorio ha stimato un gender pay gap "aggiustato" per le caratteristiche dei lavoratori (livelli di istruzione, esperienza, tipologia di impresa nella quale si lavora e via dicendo), stimando quanto della differenza tra gli stipendi sia riconducibile a una vera e propria discriminazione. "La domanda a cui risponde questo esercizio è: le lavoratrici italiane sono pagate di meno perché lavorano di meno, hanno caratteristiche professionali peggiori o addirittura meno produttive, oppure sono anche vittime di discriminazione?" - spiega Erica Delugas, economista e junior data manager di JobPricing. "Le nostre stime ci dicono che il differenziale salariale di genere medio sia dovuto interamente a discriminazione. 1) Il pay gap medio corretto sulla Retribuzione Globale Annuale è del 5,6%, quello che misura la discriminazione è dell'8,1%". Tre dunque le conclusioni del rapporto: il pay gap che si osserva tra i salari medi è interamente frutto di una discriminazione. 2) Esiste un gap "nascosto": le donne in media hanno caratteristiche migliori, quindi al gap "visibile" si aggiunge un gap "invisibile". Se le donne avessero in media le stesse caratteristiche degli uomini (cioè peggiori), è ragionevole pensare che sarebbero pagate ancor di meno. 3) La differenza tra le caratteristiche dei due gruppi (uomini e donne) è probabilmente frutto del fatto che le donne con minor livello di istruzione e minori qualifiche professionali non riescono proprio ad accedere ad un lavoro retribuito. Inoltre, è probabile che, date queste differenze sulla tipologia di donne occupate, il differenziale salariale sarebbe ancora più elevato qualora, nella stima, si potesse tenere conto di questa "selezione" presente nel mercato del lavoro.
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