Quanto pesa una laurea sullo stipendio? Più di diecimila euro l’anno

Le classifiche sono sconfortanti: il nostro Paese è praticamente il fanalino di coda dei Paesi dell’OECD (Organizzazione Internazionale per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) per percentuale di laureati sul complesso della popolazione.
22/09/2022

 

Le classifiche sono sconfortanti: il nostro Paese è praticamente il fanalino di coda dei Paesi dell’OECD (Organizzazione Internazionale per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) per percentuale di laureati sul complesso della popolazione. In Italia, infatti, ci sono solo 19,3 laureati ogni 100 abitanti, a fronte di una media OECD del 36,9%. Va un po’ meglio se si guarda alla fascia fra i 25 e i 34 anni, in cui la percentuale di laureati è pari al 27,7%, rispetto però a una media del 44,5%. Non a caso, nel 2019, l’OECD scriveva che “i giovani italiani hanno bisogno di ulteriori incentivi per iscriversi all’università e per laurearsi. In Italia gli adulti con un’istruzione terziaria guadagnano il 39% in più di chi dispone di un’istruzione secondaria superiore, rispetto al 57% in più nei Paesi OECD” (Education at a Glance, 2019).

 

Investire in una laurea fa la differenza

 

E lo fa già a partire dal tasso di occupazione, come dimostrano i dati dello University Report realizzato da Job Pricing in collaborazione con LHH Recruitment Solutions: se solo il 31,2% di chi ha la licenza elementare lavora, il dato tocca il 78,9% fra chi ha una laurea o un master; la disoccupazione giovanile, invece, è pari all’11,9% fra i laureati, ma tocca il 27% tra chi non possiede un titolo di studio. Bisogna precisare che in Italia si verifica un fenomeno particolare, ossia il fatto che quattro laureati su dieci svolgono un lavoro per il quale sono sovra-istruiti: per gli esperti, tale fenomeno si giustifica con l’alta percentuale di lauree non Stem (cioè non scientifiche), con l’assunzione in micro-imprese o in part time e con l’ingresso nel mondo del lavoro grazie e reti informali (genitori, conoscenti ecc.). Il tipo di corso universitario scelto fa naturalmente la differenza: a un anno dalla laurea le maggiori possibilità occupazionali sono per ingegneri, medici, chimici e, in generale, per tutti i giovani che escono da percorsi di istruzione scientifici. Questi stessi individui, a cinque anni dal conseguimento del titolo di studio, sono disoccupati solo nel 6/7% dei casi.

 

Come cambiano gli stipendi?

 

Se si considera la retribuzione lorda annua, le differenze sono notevoli: si parte da una media di 25.421 euro per chi ha terminato solo la scuola dell’obbligo, per poi salire ai 30.006 euro di un diplomato, ai 29.698 euro di un laureato triennale, ai 41.833 euro di un laureato magistrale, fino ad arrivare ai 47.298 euro di chi ha conseguito un master. Negli ultimi cinque anni si è consolidato però un trend più favorevole per le lauree triennali, segno che il mondo del lavoro sta cominciando a riconoscere le peculiarità di questo strumento di formazione rispetto al semplice diploma. Se si guarda al potenziale di crescita fra le retribuzioni, si può constatare che il multiplo retributivo fra la fascia 25-34 e quella 45-54 si attesta all’11% per chi ha solo l’istruzione obbligatoria, mentre esplode al 118% per chi possiede un master di secondo livello.

 

Anche scegliere dove laurearsi è importante

 

Posto che gli studi in ingegneria, chimica ed economia sono quelli che offrono in prospettiva le maggiori possibilità di crescita salariale, ci sono anche alcune considerazioni geografiche da fare: in linea di massima il differenziale retributivo è a favore di chi si laurea in un’università del Nord rispetto a una del Centro o al Sud Italia, ma ci sono anche singoli atenei che spostano il livello di questa classifica. Fra le università che garantiscono in prospettiva un miglior livello salariale svetta la Bocconi, seguita dalla Luiss, dal Politecnico di Milano, dalla Cattolica, dal Politecnico di Torino e dall’Università di Brescia.

 

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Consulta il nostro University Report e tutti gli altri studi e ricerche nella sezione del sito dedicata.