Come fare carriera in azienda nell'era dello smart working?

Come fare carriera? La domanda se l’è posta il New York Times, che al tema ha dedicato un lungo e approfondito articolo. Lo spunto è stata l’esperienza, oggi sempre più comune, di un giovane neolaureato che ha trascorso un intero periodo di stage in una banca lavorando esclusivamente da remoto.
13/10/2022

Come fare carriera in azienda quando si lavora in smart working? Oggi, è sempre più probabile che un giovane neolaureato trascorra tutto il periodo di stage in azienda lavorando solo in smart working, quindi senza interazioni dirette con colleghi e superiori, senza la possibilità della chiacchiera nel corridoio o in pausa pranzo, senza poter osservare come si svolge il lavoro e “imparare con gli occhi”, ma, soprattutto, senza poter mostrare dal vivo le proprie competenze e abilità. Ciò significa che, se fare carriera in una grande azienda è già difficile, a distanza tutto diventa più complicato.


La ricerca condotta dalla Harvard Business School

Negli Stati Uniti, fare carriera in una multinazionale è un tema che ha già attirato l’attenzione di molti studiosi: per esempio, l’Harvard Business School ha condotto una ricerca su un campione di stagisti in smart working per valutare la possibilità di vedere confermato il loro impegno con un’assunzione e capire quali possano essere le aziende dove fare carriera.

È risultato che gli stagisti inseriti nel gruppo cui era stata data la possibilità di avere call one to one con un Senior Manager hanno avuto una percentuale di assunzione maggiore rispetto a chi aveva invece confronti con colleghi di pari livello, o del gruppo a cui non era stata data alcuna possibilità in questo senso.


Il Proximity Bias

L’osservazione dei meccanismi organizzativi che si instaurano con lo smart working ha evidenziato quello che gli esperti definiscono Proximity Bias, vale a dire il pregiudizio che porta i manager a privilegiare i lavoratori che scelgono di tornare in ufficio a tempo pieno, esercitando, al contrario, un maggior controllo su chi lavora da remoto, condizione che viene ancora percepita come un privilegio. Ciò significa che per un lavoratore non conta solo il carattere per fare carriera, ma anche, ad esempio, il fatto di preferire lo smart working o chiedere di tornare a lavorare in presenza.

Per "smontare" questo schema mentale, HubSpot, un’azienda che sviluppa software in Massachusetts, ha censito i ruoli che richiedono una presenza costante in ufficio, che sono risultati solo il 5% del totale: il messaggio è che chiunque lo voglia può lavorare in smart working, una modalità di lavoro accettabile quanto le altre. HubSpot ha poi deciso di inserire alcuni controlli volti a verificare che il luogo di lavoro prescelto non sia la causa di un’eventuale discriminazione negli scatti di carriera. Nationwide, una società di assicurazione che durante la pandemia ha avuto i suoi circa 25mila collaboratori in smart working, ha addirittura scelto di formare i manager per valorizzare le risorse in lavoro ibrido. Sono stati creati modelli di conversazione e percorsi di carriera pensati per far emergere skill, interessi e obiettivi dei remote worker ed è stato fortemente incentivato il loro affiancamento a mentori in grado di facilitare il raggiungimento degli obiettivi e di offrire loro i migliori consigli per fare carriera, anche in una situazione di remote working.


Il potere della cultura aziendale

Secondo gli esperti interpellati dal New York Times, sarebbero i collaboratori con più esperienza in azienda e relazioni consolidate con i manager a preferire lo smart working: infatti la conoscenza con i colleghi e con i superiori e la familiarità con il lavoro renderebbe meno problematico dimostrare la propria competenza e ottenere avanzamenti di carriera, ma con un’avvertenza: anche per queste persone la cultura aziendale dominante può rappresentare un rischio.

Se infatti si lavora in un ambiente in cui il proximity bias è evidente, se domina un modello per cui le decisioni vengono prese in situazioni informali o se si nota che i progetti più interessanti vengono assegnati a chi va in ufficio tutti i giorni, allora forse bisognerebbe soppesare i pro e i contro dello smart working in relazione al comportamento per fare carriera e alle proprie ambizioni.


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