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Quali sono i fattori che contribuiscono a determinare un ambiente di lavoro equo, inclusivo e rispettoso delle diversità? Una domanda complessa, cui ha cercato di dare risposta uno dei più ampi studi condotti in questo ambito. A realizzarlo sono stati i ricercatori della Wharton, la scuola di management della University of Pennsylvania, che per due anni hanno lavorato al progetto intitolato "Improving Workplace Culture Through Evidence-based Diversity, Equity and Inclusion Practices" intervistando centinaia di persone per analizzare la loro percezione rispetto all’ambiente lavorativo in cui operano.
L’obiettivo è di siglare un protocollo entro il prossimo 31 dicembre, data di scadenza dello stato di emergenza legato al Covid, che il governo Draghi sembra intenzionato a non prorogare: con il venire meno dell’emergenza vengono infatti a mancare anche i presupposti giuridici che hanno reso possibile lo smart working, facendo ritornare la lancetta alla fase pre-Covid e all’applicazione della legge 81 del 2017 sul cosiddetto lavoro agile.
Un trillione di dollari per lo shopping natalizio 2021: secondo le previsioni degli esperti, sarà questa l’enorme “torta” degli acquisti online che le piattaforme di tutto il mondo potranno dividersi durante l’imminente periodo festivo, con una crescita su base annua di circa il 7% nei mesi di novembre e dicembre. In Italia, secondo i dati dell’Osservatorio B2C del Politecnico di Milano, nel 2021 le vendite e-commerce sono cresciute del 21% rispetto all’anno precedente, arrivando a sfiorare i 40 miliardi in valore assoluto.
Cosa accomuna un colosso come L’Oréal, alle prese con il ripensamento del packaging dei suoi moltissimi prodotti, e Sisterly, una piccola app milanese che consente di scambiarsi borse a seconda delle occasioni e delle necessità? L’economia circolare, o sharing economy per dirla all’anglosassone, un modello economico che si basa sul principio della rigenerazione, che prevede che i materiali biologici debbano essere reimmessi in natura alla fine del loro ciclo di vita.
Buone notizie dall’ILO, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di promuovere la giustizia sociale, soprattutto per quello che riguarda le tematiche sul lavoro. Dopo il periodo drammatico del Covid, che ha causato una perdita a livello globale del 4,2% dei posti di lavoro per le donne e del 3% di quelli maschili, il 2021 ha fatto registrare un’inversione di tendenza per certi versi più favorevole all’occupazione femminile.
Per molte aziende, non possiamo negarlo, la prima valutazione è stata di tipo prettamente economico: lo smart working emergenziale ha mostrato un futuro con meno persone quotidianamente in ufficio, con conseguente diminuzione degli spazi e dei servizi necessari. Come spesso accade in questi casi, le prime reazioni sono state contraddittorie, con aziende che, appena le condizioni della pandemia lo hanno consentito, hanno richiamato tutti in ufficio e altre che hanno ipotizzato un futuro caratterizzato solo dal lavoro a distanza.
A quasi due anni dal lock down che improvvisamente ha trasformato in uffici le case di 6milioni e 580mila lavoratori italiani, cosa sta succedendo al lavoro da remoto? Mai come quest’anno i dati dell’Osservatorio sullo smart working del Politecnico di Milano, presentati nei giorni scorsi, sono importanti per capire l’evoluzione di un fenomeno che, nel bene e nel male, ha rivoluzionato le vite degli italiani.
In America l’hanno battezzato The Great Resignation: un’ondata che, nel mese di agosto, ha portato 4,3 milioni di statunitensi a lasciare il proprio posto di lavoro. Un numero non insignificante, visto che corrisponde al 2,9% del totale della forza lavoro.
La carriera delle donne? Si gioca fra pavimenti appiccicosi, quegli sticky floors che le mantengono ancorate all’entry level, e i soffitti di cristallo che ancora frenano la salita verso il vertice aziendale, con una significativa eccezione: è più probabile che le donne raggiungano un C-level in situazioni in cui il rischio di fallire è particolarmente elevato e i colleghi maschi preferiscono non mettersi in gioco.
I numeri li dà (come sempre) il rapporto Excelsior-Unioncamere, il termometro più preciso e affidabile della situazione del mercato del lavoro in Italia: nel bollettino di ottobre sono 505mila i lavoratori ricercati dalla aziende italiane, 114mila in più rispetto allo stesso periodo del 2019, con un incremento pari al 29,1%. Un’ulteriore conferma della ripartenza in atto in questi mesi, che ratifica il +526mila rilevato a settembre e che porta le possibili assunzioni nel trimestre ottobre-dicembre a quota 1,4 milioni.
Si chiama The Anti-Anxiety Notebook, costa 38 dollari ed è un quadernetto dal design minimal e dai colori pastello. In poco più di un mese ha già venduto 100mila copie e negli Stati Uniti si sta avviando a diventare un fenomeno social. Il perché è presto detto: frutto del lavoro di un team di 10 psicologi, questo libriccino si basa sui principi della psicologia comportamentale e della mindfulness e vuole essere uno strumento per aiutare le persone ad alleviare i disturbi ansiosi, che, secondo le stime, colpiscono quasi 40 milioni di americani.
L’Inail le ha contate: nel primo anno della pandemia si sono registrate 42mila dimissioni volontarie di genitori di bambini da zero a tre anni. Un dato che dal 2016 è possibile misurare con precisione, perché da quel momento è stata introdotta una procedura di dimissioni telematiche per combattere l’odioso fenomeno delle “dimissioni in bianco” che molte donne erano costrette a firmare al momento dell’assunzione e che il datore di lavoro "tirava fuori dal cassetto" proprio in occasione della gravidanza della dipendente.