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Sette ore al giorno connessi alla rete, principalmente attraverso lo smartphone: considerando una media di 7/8 ore di sonno, il tempo passato sui device è il 42% di quello disponibile. Proprio perché il fenomeno è così diffuso e pervasivo, da qualche anno il 22 febbraio si celebra la Giornata della disconnessione, un’occasione per riflettere su questa nuova abitudine che incide pesantemente sia sulla vita personale che su quella professionale.
Solo pochi mesi fa il Parlamento italiano ha approvato, senza particolari difficoltà, la legge sulla parità salariale fra uomini e donne. Un intervento doveroso,dal momento che l’Italia registra un Gender Pay Gap del 43%, meglio solo di Austria e Paesi Bassi, e comunque distante dalla media europea del 36,7%. Questo indice non misura semplicemente la differenza tra salari orari medi, ma tiene conto del tasso di occupazione reale e della media delle ore lavorate, che penalizza le donne, le quali sono più spesso costrette a subire la formula del part-time.
1,2 milioni di possibili assunzioni nel trimestre gennaio/marzo: secondo l’ormai tradizionale Rapporto Excelsior-Unioncamere, l’occupazione italiana sta tornando a crescere. Lo confermano proprio i dati sull’occupazione, che a dicembre 2021 è tornata a toccare il 59%, riportandosi a livelli pre-Covid, con 540mila occupati in più, -184mila disoccupati e, soprattutto, -653mila inattivi, persone che quindi stanno ritornando attivamente a cercare lavoro.
L’idea è apparentemente controintuitiva, ma in qualche modo affascinante: e se la chiave per aumentare la produttività non fosse fare di più, ma al contrario, fare di meno? È questa la proposta/provocazione di Nick Wignall, uno psicologo clinico americano che ha lavorato molto su questi temi.
Sono più di 10 milioni in Italia, quasi due miliardi in tutto il mondo, e sono senza dubbio la generazione più influente in questo momento, quella destinata a soppiantare i mitici baby boomer nel mondo del lavoro. I cosiddetti Millennial, nati fra il 1981 e il 1996, così chiamati perché hanno vissuto il passaggio alla maggiore età e l’adolescenza a cavallo del 2000, sono la generazione più indagata e osservata. Si studiano i loro valori, le modalità di comportamento, le abitudini di acquisto, ma soprattutto il loro approccio al mondo del lavoro.
L’evoluzione era già in atto, ma la pandemia è stata il fattore scatenante: mai come in questo periodo si era infatti assistito alla nascita così massiccia di “vetrine digitali” che hanno prima sostituito e poi affiancato gli store tradizionali. Un processo che i gli esperti digital di Badenoch e Spring hanno guidato per molti marchi.
Milano, Trieste, Bolzano, Genova, Roma: nella geografia italiana delle retribuzioni sono questi i capoluoghi di provincia che registrano i valori più alti. È questa la classifica che emerge dal Geography Index elaborato dall’Osservatorio di Job Pricing in collaborazione con Spring Professional.
Se il secondo semestre del 2021 è stato all’insegna di The Great Resignation, ossia l’aumento inaspettato di dimissioni volontarie, quale sarà il trend emergente del 2022? L’avvento della variante Omicron con tutte le sue incertezze non ha lasciato molto spazio al tradizionale esercizio di previsione del futuro dei vari settori che di solito contraddistingue la fine dell’anno. Chi si è esercitato nelle previsioni ha colto però qualche segnale di cauto ottimismo.
Capita a tutti, in qualsiasi contesto lavorativo, di avere a che fare con colleghi che non hanno le caratteristiche o le capacità per affrontare il compito che gli è stato affidato, talvolta perché non c’è stata un’attenta valutazione delle competenze richieste per ricoprire il ruolo, a volte perché alle persone non è stata fornita la formazione necessaria. Qualunque sia la motivazione, l’incompetenza è un problema che si ripercuote a valanga sui colleghi, in termini di cose da correggere o da rifare, con un aggravio di compiti che non sempre è facile da gestire.
Quali sono i fattori che contribuiscono a determinare un ambiente di lavoro equo, inclusivo e rispettoso delle diversità? Una domanda complessa, cui ha cercato di dare risposta uno dei più ampi studi condotti in questo ambito. A realizzarlo sono stati i ricercatori della Wharton, la scuola di management della University of Pennsylvania, che per due anni hanno lavorato al progetto intitolato "Improving Workplace Culture Through Evidence-based Diversity, Equity and Inclusion Practices" intervistando centinaia di persone per analizzare la loro percezione rispetto all’ambiente lavorativo in cui operano.
L’obiettivo è di siglare un protocollo entro il prossimo 31 dicembre, data di scadenza dello stato di emergenza legato al Covid, che il governo Draghi sembra intenzionato a non prorogare: con il venire meno dell’emergenza vengono infatti a mancare anche i presupposti giuridici che hanno reso possibile lo smart working, facendo ritornare la lancetta alla fase pre-Covid e all’applicazione della legge 81 del 2017 sul cosiddetto lavoro agile.
Un trillione di dollari per lo shopping natalizio 2021: secondo le previsioni degli esperti, sarà questa l’enorme “torta” degli acquisti online che le piattaforme di tutto il mondo potranno dividersi durante l’imminente periodo festivo, con una crescita su base annua di circa il 7% nei mesi di novembre e dicembre. In Italia, secondo i dati dell’Osservatorio B2C del Politecnico di Milano, nel 2021 le vendite e-commerce sono cresciute del 21% rispetto all’anno precedente, arrivando a sfiorare i 40 miliardi in valore assoluto.